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Aggettivo e sostantivo. Cibo mentale dallo scarso valore informativo, qualitativo o creativo, che quindi è di facile assunzione e digeribilità. Spessissimo riferito alla tv, con l’implicita accusa di trasmettere cose che si appellano agli istinti più bassi dello spettatore. Esiste anche un’estetica del trash o arte del riciclaggio; si fonda sul tentativo di utilizzare materiale di scarto per costruire qualcosa di meglio. L’esponente più celebrato dell’estetica del trash è forse Quentin Tarantino, amante dei b-movies anni ’70 e ’80, spesso rivisitati con indulgenza e autocompiacimento nei suoi film.