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l’atto del fare, costruire, un palo per se stessi. Nel passaggio linguistico dal ben noto “fare il palo” al suddetto “farsi un palo” è da notare l’attenuamento semantico dell’espressione –non più esclusiva di attività malavitose o comunque sospette – attenuamento sottolineato anche dall’involuzione riflessiva del verbo: da “far il palo” a o per qualcuno al nostro “farsi un palo” con qualcuno o qualcosa, ma in fondo per se stessi. Ciò non toglie, comunque, che nell’attività quotidiana farsi dei pali –nella quale tutti noi primeggiamo- resista ancora una componente altruistica da non sottovalutare. Sono infatti diffusissime, tra amici, esortazioni quali: “fatti un palo” o, in situazioni di calamità multipla e imminente, addirittura, “fatti dei pali”. Volendo comprimere in poche parole la complessità epistemologica della nobile arte di farsi dei pali, potremo definirla come “L’urgenza di sublimare e/o dissimulare se stessi dietro ad un palo virtuale eretto all’istante e in maniera improvvisata, al fine di dissimulare qualsiasi attività o non-attività –spesso rimarchevole- si stesse svolgendo prima dell’avvenuta e subitanea consapevolezza della necessità di farsi un palo”. Spesso per farsi un palo basta davvero poco