parola che trae le sue origini dallo slang americano. Questo termine è riuscito ad introdursi come forestierismo nel linguaggio giovanile italiano già ai primi anni ’70 grazie soprattutto al largo uso che ne è stato fatto all’epoca nei film della cosiddetta “commedia americana” che avevano spesso per protagonisti personaggi del mondo scolastico liceale ed universitario degli States, esiste anche un film intitolato per l’appunto “La rivincita dei Nerds”. Infatti Nerd corrisponde al più italiano “sfigato” ma anche e soprattutto “reietto” ed indica dunque la classe sociale più rifiutata, ma al contempo turgida (il fatto che esistano ancora lo prova), del mondo scolastico. La particolarità di questo termine è che esso è in grado di coinvolgere diverse tipologie di studenti che possiamo trovare in ogni scuola. Chiunque nel mondo scolastico subisce fenomeni di emarginazione sociale diventando di fatto un reietto può definirsi un Nerd: secchioni, quattrocchi, ciccioni, ragazzi con l’apparecchio ai denti, sfigati sono soggetti che spesso vengono relegati in questa parte consistente del substrato sociale scolastico.
In tempi più recenti Nerd si sta affermando anche negli ambienti delle sale giochi come sinonimo di Lamer. Il punto di giunzione che sta portando all’accostamento sempre più frequente di queste due parole può essere individuato in alcune caratteristiche simili come ad esempio il fatto che entrambi identificano qualcuno che non è in grado di primeggiare o comunque di farsi valere nel contesto in cui si trova (il Nerd a scuola, il lamer nella sala giochi) e che per questo motivo entrambi tendono ad essere respinti dai gruppi che contano, dalla crema dell’ambiente stesso. Le differenze sono comunque ancora presenti e marcate. Sempre più braccato violentemente rimane il Nerd come sempre più insistente nel giocare agli stessi giochi allo stesso livello per far vedere di essere bravo il lamer. Inoltre è fondamentale sottolineare come mentre il Nerd è un soggetto passivo che subisce l’emarginazione il lamer è un soggetto attivo, nel senso che la propria emarginazione se la va proprio a cercare.