Raggiro, inganno, penetrazione subita controvoglia, un’inculata insomma. Ma differenza della brutale inculata, la biffa rivela spesso, in chi la realizza, ragguardevoli capacità comunicative e truffaldine. Chi è vittima di una biffa, si accorge dell’imbroglio quando è troppo tardi per rimediare. A titolo esemplificativo, ecco due esempi di biffe standard:
Due napoletani vi fermano per strada. Iniziano a parlare, poi uno dei due tira fuori un cellulare apparentemente nuovo. Ve lo offre a un quarto del prezzo di mercato. Ma voi non vi fidate, così ve lo fate smontare sotto il naso, per vedere che dentro non ci sia segatura o mollica di pane. Lì dentro ogni cosa è al suo posto. Lo acquistate così, su due piedi, in contanti. I napoletani vi salutano con un’ultima battuta e girano l’angolo. E voi rimanete così, con il vostro telefono ripieno di truciolato, a chiedervi come si possa essere così fessi.
Una mattina come tante all’università: quelli del circolo marxista leninista oggi riescono a bloccarmi. Un corso sul pensiero di Karl Marx? Interessante, penso, intanto lascio il mio numero di telefono –visto che ci sono anche quello di casa, che non si sa mai- a questa giovane e rigida ragazza leninista. La saluto, a risentirci. Sì, sì a risentirci, dice lei, e ride. E ride ancora. Boh, faccio io, chissà. Il giorno dopo comincio a capire. I marxisti mi telefonano alle sette, ben prima della colazione proletaria. Poi alle nove, mentre sono a lezione. A mezzogiorno e mezzo, quando mangio. Alle due, quando dormo. Alle otto di sera, sel telefono di casa, con mia madre che mi passa la cornetta tra le lacrime… che biffa!